Paura dei barbari

In un’isola remota a sud di Creta, il punto più meridionale d’Europa, arrivano Oksana, Evgenij e Igor. Tutti e tre lavoravano alla centrale di Černobyl’ e cercano un luogo benefico dove poter guarire dalle radiazioni. Gli abitanti dell’isola hanno sempre vissuto isolati, dimenticati dalla Storia, e l’arrivo degli stranieri è un imprevisto che scuote l’intera comunità. I tre sono portatori di minaccia: barbari che parlano una lingua incomprensibile e da cui è meglio stare alla larga. Solo le donne dell’isola – giovani insegnanti, mogli ostaggio della solitudine o mezze matte – hanno il coraggio di avvicinarli.
A raccontare sono le voci di Oksana e di Pinelopi, quest’ultima cresciuta in un convento greco e costretta a sposarsi con uomo che non ama e non la ama. L’incrociarsi dei loro destini porterà alla luce non solo i violenti segreti dell’isola, ma anche l’universale paura del “barbaro” e le sue tragiche conseguenze.
La voce di Petar Andonovski è poetica, abitata da una grazia che sa raccontare non solo l’animo delle donne, ma la solitudine che circonda gli eccentrici, gli strani, tutti coloro che appaiono stranieri rispetto alle regole di un mondo che ha paura, delle donne e di chi è differente.

Spiros è entrato nella taverna e ha urlato a squarciagola: “Sono arrivati! Eccoli, si stanno avvicinando al porto!”. E senza chiedere chi fossero, tutti si sono diretti verso il porto di Karave. È allora che, sotto forma di barca sul mare calmo, la paura ha cominciato ad avvicinarsi.