Cynthia Zarin
Betulla
Sperone d’osso, staffa di vene – l’albero
un bianco puledro, l’alberello di nuovo osso, ridotto a
una scheggia,
una guglia, la betulla arenata
nel suo burrone di foglie. Stammi accanto, arriva
ai suoi rami spellati, alle braccia tirate fuori
dall’alberello, il tuo polso teso,
ogni ganglio uno squarcio nel tronco lacerato
dell’albero, un intaglio da bambino, amore più amore,
i miei palmi nel tuo pugno, quel
trio un tridente che spacca la betulla, la corteccia
un papiro, le cicatrici una calligrafia,
una storia di fantasmi scritta su
lenzuoli funebri, il tronco inchinato, morto è
mio padre, la betulla che legge ad alta voce
la notizia del giorno, come se non l’avessimo
sentita, il muschio delle radici gas acceso,
come le vene sulla tua mano macchiata d’inchiostro –
la betulla tutta gomiti, che ci accoglie.
Traduzione a cura del Laboratorio di traduzione dell’associazione
romana Monteverdelegge
Poesia n. 336 Aprile 2018
Tre poeti americani: Kaveh Akbar, Marianne Boruch, Cynthia Zarin
a cura di Fiorenza Mormile