Aleksandr Puškin

A una calmucca

Addio, gentile mia calmucca!
Per un pelo, a dispetto dei miei divisamenti,
Una lodevole abitudine
Non mi trasse nel mezzo delle steppe
Dietro alla tua carretta.
Hai gli occhi, ben s’intende, stretti,
E piatto naso e larga fronte,
Tu già in francese non balbetti,
Non serri nella seta le tue gambe;
All’inglese davanti al samovar
Non sbricioli a rabeschi il pane,
Non sei rapita dal Cinq-Mars,
Per nulla Shakespeare non apprezzi,
Non ti profondi in fantasticheria,
Quando non hai pensiero in capo,
E non intoni Ma dov’è,
E non balli il galoppo in società…
Che importa? – Giusto per mezz’ora,
Mentre i cavalli m’attaccavano,
La mente e il cuore m’occuparono
Il tuo sguardo e la tua selvatica bellezza.
Amici! forse che non è il medesimo
Smemorare con anima indolente
In brillante salone, in un palco alla moda,
O in un nomade carro?

Traduzione di Tommaso Landolfi

Aleksandr Puškin
Poemi e liriche
versioni, introduzione e note
a cura di Tommaso Landolfi
Adelphi Edizioni 2001


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