Jim Powell
Donna che innaffia
Si fa indietro dallo spruzzo nebbioso
che le si apre dal pollice –
il tubo verde le serpeggia alle spalle –
volendo tenere in pensiero
solo i rampicanti cerei del fagiolo
che salgono sui pali del treppiedi
di sequoia stagionato,
e là dove il sole raggiunge già
il suo giardino, lasciando
nitide ombre sulla nitida terra
che lei ha volto a mansuetudine
come la luce allinea
la clarità di questa mattina gentile,
la sua carità: acqua lucente
si apprende all’aria e ai vapori,
fluttuando dalle mani e tra le foglie
spiegate al giorno –
piccoli gesti lenti mai piegati
dalla loro stessa enorme
fragilità: serenamente indifferenti
alla sua cura. Preparando colazione
guardava la sabbia bianca fine
che scendeva a spirali nella strettoia
d’una clessidra per uova
di sua madre, piccola torre di guardia,
occhio socchiuso che guarda dai fornelli:
promessa fissa in memoria mentre
i granelli turbinano verso lo stretto –
quasi sente sibilare
il giardino del mondo che assorbe l’anima
soltanto nel suo dileguarsi.
Ma questo giardino, queste piante –
le loro vite che crescevano: non la sua,
non fatte per consumare o mascherare
i suoi bisogni – e questa era acqua, non sabbia.
Traduzione di Carlo Anceschi
Poesia n. 212 Gennaio 2007
Jim Powell
Il fuoco, l’acqua e la terra
a cura di Carlo Anceschi
Crocetti Editore 2007