François Cheng
da Elegia lericina
(…)
Sì, dobbiamo ritrovare quel bene perduto.
Scrutare la nuda verità, per ravvisare
la sicura bellezza. Giacché tu fosti Ariele,
l’Allodola tu fosti. Angelo decaduto
o in te un innato daimon, eri tu nostalgia?
Eri profezia? Al di là dell’uomo che ragiona,
l’uomo non eri che risuona a un canto inaudito?
Più che ladro di fuoco, tu ci portasti delle
faville da cui sprizzava l’illuminazione.
Lampada di minatore in fronte, divenisti
stanatore dei sortilegi di questo mondo:
volta stellata specchiante campi di azalee,
sinuosa grazia femminea delle colline,
acqua di un lago mutata in vapori di nubi,
e risa di fanciulli nei sorrisi di amanti,
ardente ricerca di un volto troppo lontano,
assetati bisbigli che un bacio ecco sigilla…
Traduzione di Marco Cipollini
Poesia n. 328 Luglio/Agosto 2017
François Cheng. Un riciamo oltre lo spazio e il tempo
a cura di Marco Cipollini