Cristina Sparagana

Io so

Io lo so perché il caldo
declina in te la lepre
e ti sommerge in una notte rossa
come celtica frangia,
nel sanguinoso uccello della sera,
nella blusa e nel sogno porporino
dove l’arpa dell’umida cicala
si spezzetta nel vuoto. Io so
perché il tuo cranio
rimpicciolisce al sole,
perché abbracci il papavero
e la gronda
e versi lacrime di piombo e gridi
muto come polena
con occhi d’ambra e scheletro di faggio.

In te è sepolto un bimbo vivo, un dito
avvizzito dagli anni
che scava e scava nella sabbia. In te
sono lunghi i sentieri
che percorrono il buco nella pietra, la smarrita
filigrana dei morti.

Sogni il vento ma il cielo ti concede
solo pioggia di spighe e di violenti
parasole di paglia. Forse
una clavicola nel mare, un pesce
assonnato sull’occhio del bagnino,
una donna che canta a squarciagola
dietro il bronzo tremendo.

Hai firmato il tuo fragile consenso,
l’hai sospinto nel fondo della tasca,
ne hai ricavato un piccolo veliero
spiegazzato, vermiglio.

Ora attendi che il raggio del granturco
macchi il tuo bacio e la tua palma, ora
stai per congiungere le mani. Ora
sai perché il caldo ti ha negato
la sua sillaba aguzza, l’affilata
statua di donna solitaria, fitta
sull’ardente colonna.

inedito




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