Leopoldo Panero
Città senza nome
A Gerardo Diego
Come in una città senza nome,
il mio cuore pensa e ama.
Sono triste e cerco il motivo della mia tristezza.
Voglio sapere perché il tuo pallore è così dolce, amica mia.
Perché, come neve sul lago, il tuo sguardo è così bello.
Perché ricordo i tuoi occhi se mai ti ho conosciuto.
Perchéti amo se non esisti.
Ricordo vagamente i giorni giovanili,
quando la morte lasciava ai miei passi un’ombra felice,
quando le mie lacrime avevano un sapore come di gioia,
quando ben presto reclino sul vestibolo del mio dolore
aspiravo la bellezza venuta chissà da dove,
come un cavallo che galoppa sulla pianura silenziosa
del mio cuore,
e scalpita, sfuggendo alla mia mano che accarezzava
il suo lieve dorso di colomba,
correva non so neppure verso dove,
allontanandosi ancor più dalla mia anima!
Ah, chi avrebbe mai potuto,
ora, ancora, in questo momento di dolore,
udire il lieve sussurro di quell’avido galoppo,
che risuona sulla riva del fiume,
ai piedi delle tristi e grigie mura,
tra i pioppi palpitanti accanto alla carezza dell’acqua!
Chi avrebbe potuto, sul dorso argentato,
allontanarsi per sempre da te, mia tristezza,
dimenticarti per sempre, quieta e bella città, mia tristezza.
Traduzione di Gabriele Morelli
Poesia n. 293 Maggio 2014
Leopoldo Panero. Poesia dell’intimità e della riflessione
a cura di Gabriele Morelli