Scipione
Nessuno t’aspetta
e tu meravigli i boschi illuminandoli,
e l’acqua ritorna bella
in tua presenza.
Sotto di te i semi divengono lucidi,
gli alberi divorano la propria ombra.
Tutte le cose hanno fiducia nel tuo ritorno,
e rimangono ferme ad ignorarsi.
Il canto scava la sua forma nell’aria
ma il cielo è in attesa
dei gridi che lo squarciano.
Anche il ventre si è riasciugato per concepire
e l’uomo vi poserà la sua mano.
La carne cerca nelle carni le sorgenti:
per tutto il tempo la calma lievita e invade.
Ma se le braccia si alzano,
il gesto si perpetua
nella pietra del bene perduto.
Maledetti italiani
Dieci autori per una contro-antologia
del Novecento
a cura di Davide Brullo
Il Saggiatore 2007