Ugo Foscolo
Né più mai toccherò le sacre sponde
Ove il mio piede fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
Del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
Col suo primo sorriso, onde non tacque
Le tue limpide nubi e le tue fronde
L’inclito verso di colui che l’acque
Cantò fatali, ed il diverso esiglio
Per cui bello di fama e di sventura
Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura.
Poesia n. 211 Dicembre 2006
La storia del sonetto in Italia
XI L’Ottocento
a cura di Daniele Piccini
Crocetti Editore 2006