Oggi – vedi – l’arcano dell’impero
è il franare dell’arco, il ponte rotto
e il confine sbarrato e il campanile.
Certo, l’ordine è austero – tasca nostra –
però il soldo è di carta – resta zoppo.
Il metallo è ormai piombo, il trono falso:
il consenso rimane disperato
in assenza di meglio – il meno peggio
ha da tempo esaurito le cartucce:
non però per le stragi, a quanto sembra.
Ci rimane del resto la provincia –
non però di conquista: di regresso.
L’anarchia da signori della guerra
ce l’abbiamo anche noi – non c’è che dire –
con i poveri cristi giù in dogana
con i barbari tutti fede e mitra.
Resta il crollo del limite, del solo
limite da serbarsi: la decenza.
Nell’età disgustea l’aurora è fosca:
di autorevole c’è rimasto il cuoco.
Poesia n. 347 Aprile 2019
Daniele Ventre. Nuga – Remake