Stanley Moss
Canto d’introduzione
Antico dei Giorni,
sento il suono e il silenzio, la lumière
di muffe, morbi e insetti, credo che la poesia
come la gentilezza cambi il mondo, un po’.
Raggiunge l’orecchio del leone e dell’agnello, entra
nel nido degli uccelli, nella rotta dei pesci, è acqua
nella coppa delle mani di arabi ed ebrei.
Lettore, così scrivendo divento te, devo svegliarmi
nella tua oscurità e nella mia e dormire col tuo sonno
e il mio. Se mai scrivendo diventassi un albero
sarebbe improbabile che mi dessi fuoco,
se fossi un sasso non prenderei a sassate l’innocente
o il colpevole, i miei arabi ed ebrei farebbero
ciò che desidera la mia immaginazione: la pace.
Se portassi il diluvio, ti sbarrerei
come un fiume, anche se lo farei sulla carta a righe,
con la mano impacciata. Credo che qualcosa rimbombi
nella muffa, agitando le arnie degli insetti,
che il respiro d’ogni creatura vivente si fonda
in un bacio di vita, che il fiato dell’assassino senta di miele,
che quando le forme della musica cambiano,
tremino le mura della città.
Traduzione di Antonella Francini
Poesia n. 226 Aprile 2008
Stanley Moss
Un metafisico dei nostri tempi
a cura di Antonella Francini
Crocetti Editore 2008