Czeslaw Milosz
Elegia
Non l’oblio eterno, e nemmeno il ricordo,
la nebbia sui monti o il chiasso cittadino
quietano il mondo. Dopo anni di guerre
sulla croce o la pietra un uccello canta
come già sopra le rovine di Troia.
Compagno l’amore, compagni il cibo e il bere,
ma l’occhio lungimirante non si volse.
Un lume feroce brucia appesantite
palpebre piene di sonno, e silenzioso
ci ammonisce il tempo, prima di passare
oltre la carne. Dolci animali fedeli,
creature fuggevoli tormentano
inutili mani nell’estasi rapprese.
Ed una voce sorge dalla terra:
nostra progenie, ombra! dunque passammo
nell’invocarti tanto tempo invano?
Parigi 1935
Traduzione di Valeria Rossella
Poesia n. 187 Ottobre 2004
Czeslaw Milosz. La poesia come un magico specchio
a cura di Valeria Rossella