Dimitris Kosmòpulos
Amleto a Roma
Portano le loro teste mozze nei sacchetti del supermercato.
E io stringo i pugni. Ho le tasche piene di pietre.
Figlio mio, Andrjusa, mi vergogno a trovarmi di fronte a te.Dovunque mietono vite.
La tua vita nella mia anima. La mia anima si rannuvola.
Signore,
conta qualcosa il fuoco della mia vita? O Signore, medico nella mia infermità.
Con la mia pena, pane secco, si è instillata dentro di me la rugiada di Dio.
Un peso leggerissimo mi consolida il cuore. Mi inchino alla Gloria
di Dio. Avverto la mia santa morte. Acqua, pioggia, fiumi, neve –
vento dalle foreste della patria marcisce dentro di me. Chiarore stellare
sul soffitto. E la notte, la morte cacciatrice, mi perde.
Il sole, se è italiano, è pallido con il cuore di ferro,
ma c’è anche il Sole di mezzanotte, acqua allegra e fontana di rosa.
Signore, sovrano della mia vita, ho ricevuto il tuo nome come abito e mantello. Che debito
dovrò saldare, orfano nei quadrivi, vapore, incenso che arde.
Ho avuto nostalgia di un regno, mozzicone di candela, e la tua aura mia uniforme. Traduzione di Nicola Crocetti
Poesia n. 348 Maggio 2019
Dimitris Kosmòpulos. Risurrezione di Andreij Tarkovsij
a cura di Nicola Crocetti e Daniele Piccini