Orazio
La madre crudele degli Amori
e il figlio della cadmia Semele
e la lasciva licenza mi comandano
di volgere ancora il mio animo agli amori finiti.
Il fulgore di Glicera m’arde,
più puro dello splendido marmo pario;
m’arde la sua adorabile protervia
e il suo sembiante troppo rischioso a guardarsi.
In me tutta irrompendo
Venere lasciò Cipro, e mi proibisce
di cantare gli Sciti o i Parti audaci
nel volgere i cavalli, o ciò che non riguardi amore.
Zolle vive ponete qui, o servi,
e fronde e incensi e una patera
con vino di due anni. Al sacrificio
della vittima Venere sarà più mite.
Odi I, 19
Traduzione di Luca Canali
Orazio
Odi – Epodi
a cura di Luca Canali
Arnoldo Mondadori Editore 2004