Jorge Carrera Andrade
Inventario dei miei unici beni
La nube dove palpita il vegetale futuro,
i fogli bianchi che sparge la colombaia,
formiche d’oro di sole che mi coprono la pelle,
l’oleografia di una zucca dipinta dai neri
le fiere dei boschi del vento inesplorati,
le ostriche con la lingua attaccata al palato,
l’aereo che lascia cadere i suoi funghi nel cielo,
gli insetti come piccole chitarre volanti,
la donna vista d’un tratto come un paesaggio illuminato
da un lampo,
la vita privata dell’aragosta verde,
la rana, il tamburo e la giara dello stomaco,
il paesello dalle mani legate con flosce corde di pioggia,
le pattuglie sperdute degli uccelli
– quei mozzi bianchi che remano in cielo –,
la tarma costruttrice che si confeziona un completo,
la finestra – mia proprietà più grande –,
gli arbusti che si gonfiano come galline,
la gioia prismatica dell’aria,
il freddo che entra col suo fradicio cappotto nelle stanze,
l’onda del mare che si gonfia e avvita come il capriccio
di un vetraio,
e quel mais innumerevole delle stelle
che i galli dell’alba beccano
fino all’ultimo chicco.
Traduzione di Chiara De Luca
Poesia n. 226 Aprile 2008
Jorge Carrera Andrade
Un forestiero smarrito nel pianeta
a cura di Chiara De Luca
Crocetti Editore 2008