Richard Wilbur
Il bello che muta
Se guadi un campo d’autunno trovi ovunque
l’erba stella che galleggia come tante ninfee
sull’acqua; si allontana
in un modo dal passante che muta l’erba secca
in un lago, come l’ombra più tenue di te mi fende
la mente e la apre in Lucerne blu di fiaba.
Il bello muta come muta una foresta
se il camaleonte le attaglia la sua pelle;
come una mantide, disposta
su una foglia verde, diventa la foglia,
fa la foglia di fronda, e dimostra che il verde
è profondo più di quanto nessuno sa.
Tieni le rose tra le mani in un modo che dice
sempre che non sono solo tue; il bello muta
in modi così arrendevoli,
col volere di separare le cose dall’io
delle cose per un secondo incontro, per restituire
un istante, allo stupore, tutto quello che tocca.
Traduzione di Paola Loreto
Poesia n. 220 Ottobre 2007
Richard Wilbur
L’appetito della forma
a cura di Paola Loreto
Crocetti Editore 2007