Nasceva un puledro sotto foglie di bronzo. Un uomo mise delle bacche amare nelle nostre mani. Straniero. Che passava. Ed ecco già rumore d’altre province a me gradite. “Io ti saluto, figlia mia, sotto il più grande albero dell’anno.”
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Perché il sole entra in Leone e lo Straniero ha messo il dito nella bocca dei morti. Straniero. Che rideva. E ci parla di un’erba. Ah! tanti soffi nelle province! Quanta agiatezza è nelle nostre vie! quanto la tromba mi delizia e la penna è sapiente ad ogni scandalo dell’ala… “Anima mia, grande figlia, avevi modi tuoi che non son quelli nostri.”
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Nacque un puledro sotto foglie di bronzo. Un uomo mise queste bacche amare nelle nostre mani. Straniero. Che passava. Ed ecco un gran rumore da un albero di bronzo. Bitume e rose, dono del canto! Tuono e flauti nelle stanze! Ah ! tanta agiatezza nelle nostre vie! Ah! tante storie nell’anno, e lo Straniero ai modi suoi lungole strade di tutta la terra!… “Io ti saluto, figlia mia, sotto la veste più bella dell’anno.”
A cura di Giorgio Cittadini e Joëlle Gardes