Nell’aureola della lampada, mette le foglie una splendida, feroce pianta:
il dubbio. Dentro il groviglio di capillari che, vacillanti, scavano
la strada attraverso la melma del subconscio, simili a larve pingui, tramortite
per ibernazione, riposano i tronconi di ciò che hai letto, i calchi deformati
delle insonnie altrui. Con mano incerta, lungo il margine della
strofa adagi l’invisibile filo a piombo. Sotto l’angolo giusto
vorrebbero incontrarsi il piano della serietà e la curva della passione, formando
un bastione poroso dove, invece del mare, l’ambiguità
traccerà la merlatura di sale. Curvo sul manoscritto come su uno
scacchiere, tra le innumerevoli possibilità, come scegliere
quella vertiginosa, onnicomprensiva, che già dall’apertura casuale
prevede tutta un’agitata geometria di cause e conseguenze
sino all’esito finale? Quando per esitazione s’irrigidisce il pugno che tiene
i due capi del filo ingarbugliato, prossime e fuori portata lo sciolgono
le parole: La poesia Non immergerla nei platani profondi
Nutrila di quella terra e di quella roccia che hai. E di nuovo da qualche parte nitido
risuona il mandolino, sotto il palato, nella membrana delle vocali, si sgretola la ghiaia,
le sardine sfrigolano allegramente sulla brace, il rosmarino disperde le loro anime.
poesia tratta da: Poesia Nuova Serie Nr. 9, Crocetti Editore