Philippe Delaveau
Canzone
Il tempo rapisce i giorni antichi
I mesi le ore gli anni.
Ciò che io sono non sarà mai più.
Non posso far ritorno ai sommersi luoghi
Alle gelide case, ai giardini abbandonati.
Sullo splendore adagiato sulle piane evocherò
L’orizzonte dalle nubi in fuga. Sono la terra e il declinar dei rami,
Il canto l’oblio del canto la disamorata parola.
Sollecitudine priva d’uso, mani con incerte risorse.
Ho conosciuto dolore speranza gioia. Il tempo rapisce i giorni antichi
I mesi le ore gli anni.
Ciò che io sono non sarà mai più. Uccelli tristi timorosi del gelido rigore
I giorni sfilano e si spezzano.
La morte si nasconde nella sera
Quando la fievole lanterna dà la fiamma. Ritornerà l’inverno e i passi attutiti
Dalla neve immobile, sui marciapiedi.
Impallidisce l’ora a fine estate
Quando la terra fuma e sbadiglia. Il tempo rapisce i giorni antichi
I mesi le ore gli anni.
Nulla io ero, il tempo mi ha dilapidato. Traduzione di Cristina Spinoglio
Poesia n. 340 Settembre 2018
Philippe Delaveau. Invenzione della terra
A cura di Cristina Spinoglio