Haldis Moren Vesaas

Sera di settembre

Un giorno quieto e fresco di settembre
muore nel suo sangue.
Colline e pendii sono infuocati
e palude e radura fiammeggiano.
Il vento rema attraverso le foglie
annunciando freddo e neve.
Così son già finite la primavera e l’estate.
Adesso aspettano l’autunno e la morte.

Soffia lieve intorno alle fattorie silenziose
dove i pioppi stanno sanguinando
e le betulle spargono sopra il fieno esangue
la loro ricchezza appassita.
Ma i campi alzano il grano sui covoni
verso l’ultimo fuoco del giorno.
Poi il cielo si spegne, scompare la terra,
e cadono la sera e il buio.

E le luci muoiono in tutte le case
mentre le stelle quietamente si accendono,
e la notte ha in suo potere l’intera nostra terra
e il cuore batte così debole
come se già fossero terminate la primavera e l’estate,
più disperatamente di adesso,
come se l’autunno dovesse fra poco rinfrescare
il mio sangue caldo.

Traduzione di Bruno Berni

Poesia n. 200 Dicembre 2005
Fascicolo speciale: 400 poeti del 900
Crocetti Editore 2005

 


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