Adam Zagajewski

Vedere

Mia città muta, città ambrata e d’oro,
sepolta in forre dove i lupi correvano
in silenzio lungo un freddo meridiano;
se ti dovessi raccontare, città
assopita sotto un cumulo di foglie morte,
se dovessi descrivere la pelle dell’oceano
su cui le navi tracciano lunghe scie di versi luminosi
e gli yacht come pavoni ostentano le loro alte vele,
e il Mediterraneo, assorto in un rapimento salino,
e le città dalle torri aguzze che brillano
nel sole intenso del mattino,
e la forza selvaggia degli aerei che forano le nubi,
l’eterno disprezzo dei burocrati per noi, gente comune,
le viuzze dell’Umbria, cisterna
in cui è fermo il vecchio tempo che sa di vino dolce,
e una certa collina dove cresce
l’albero più quieto;
Parigi grigia, attraversata dal fiume del perdono,
Cracovia di domenica, quando persino le foglie
dei castagni
paiono stirate da un vento invisibile,
i vigneti in cui fanno incursioni l’avido autunno
e le autostrade piene di sgomento;
se dovessi descrivere la solennità della notte
in cui ciò avvenne,
e il fragore del treno che avanzava verso il nulla,
e il barbaglio della lama d’acciaio su una pista
di ghiaccio improvvisata;
scrivo viaggiando – perché volevo vedere,
e non solo sapere – vedere chiaramente
incendi e scorci di quell’unico mondo,
e tu, città immobile, pietrificata,
i miei fratelli nella piatta sabbia;
su voi la terra continua a ruotare
e avanzano le legioni romane,
la volpe artica tende l’orecchio al vento
nel deserto bianco dove i suoni svaniscono.

Traduzione di Krystyna Jaworska

Adam Zagajewski
Dalla vita degli oggetti
a cura di Krystyna Jaworska
Adelphi Edizioni 2012  


COOKIES E CONDIZIONI D'USO DEL SITO
Questo sito utilizza solo cookies tecnici e analitici, anche di terze parti, al fine di offrire un servizio migliore agli utenti.
Per maggiori informazioni sui cookies accedi alla nostra Cookie Policy.
Dichiaro di aver letto e di accettare integralmente le Condizioni d’Uso del Sito.