Gonzalo Rojas

L’amore

I

Ecco, tu sgorghi a un tratto, voce e fiamma,
e sei bianca e flessibile, e mi guardi,
ferma, io voglio sospingerti e tu, ferma,
mi guardi, come me, candidi entrambi,
e si fa rossa la marea, mi bacia
con le tue labbra, è inverno e io m’inoltro
in un porto con te, dentro la notte.

E non v’è telo ove giacere, nulla
v’è, neanche il sole, in nessun luogo
e non v’è stella da strappare ai cieli,
e noi, smarriti, non sappiamo nulla
di ciò che accade, perché mai l’immensa
nudità ci divori, perché il vento
gema nel buio come una donna folle
dimenticata, contro la bufera.

È ora, ora – concedi – che ti stagli
chiara, che più ti voglio, che mi assale
la tua profonda voce di sorgente,
ora, permettimi la congiunzione
del mio bacio al tuo bacio, di toccarti
come il sole, concedi, e di morire.

Toccarti, unirti al giorno del mio corpo,
strapparti i più alti cieli dell’amore,
in queste vette
dove regnai un giorno,
sollevarti tra raffiche d’aurora,
volare, diecimila diecimila
anni con te volare, solo un attimo,
ma eternamente, prolungare il volo.

Traduzione di Cristina Sparagana

Poesia n. 238 Maggio 2009
Gonzalo Rojas
Il caos e l’assoluto

a cura di Cristina Sparagana
Crocetti Editore 2009


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