Mario Luzi
Non sta in sé, crepa
per troppa vegetudine la gleba,
l’inverno allenta i suoi fermagli
e io bulbo nascente
trapungo la sua crosta,
un po’ la squarcio, un poco la sfarino.
Che ne è di me?
Sarò o non sarò futuro,
forse un ciuffo di fiori
mi coronerà la cima
oppure a tanto
non arriverà il mio succo
troppo fiacco, troppo stento.
Sarò solo uno sterpo
e dopo il suo seccume,
ma governa l’infortunio
la mente minima e universa,
mi renderò concime
per altre fioriture,
esse
si apriranno
all’aria, e alla mano dell’uomo che le tocca
e le solleva
al suo tripudio,
alla sua preghiera.
Mario Luzi
Lasciami, non trattenermi. Poesie ultime
a cura di Stefano Verdino
Garzanti Libri 2009